Eco-Sviluppo
e Salute
Aspetti strumentali ed indicazioni
diagnostiche *
di Giuseppe
Licari
* Relazioene tenuta al corso di perfezionamento sullo
sviluppo eco-sostenibile nel settembre 1997 patrocinato dalla Comunità Europea.
Premessa
In questa riflessione sulla salute compatibile ci sembra giusto
iniziare suggerendo che LOrganizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è contraria
alla salute come legge, come una realtà che in qualche modo alluda a delle norme. Si
tratta invece di costruire o di aiutare a ricostruire le condizioni per lo sviluppo di una
spontaneità individuale e collettiva, ponendo al centro del problema salute - malattia il
concetto di ben-essere.
E al centro della riflessione sul ben-essere infatti che possiamo
rinvenire la possibilità di realizzare uno sviluppo spontaneo, o porre delle condizioni
sociali affinché la spontaneità di ciascuno, cioè la natura di ciascuno, si possa
esprimere nel modo migliore allinterno della collettività.
Il tema della Salute sviluppato in una ricerca delluniversità
dellONU dal titolo "Salute e Ambiente", ha trovato anche un riferimento
formale allinterno dellUniversità italiana in un centro interdipartimentale
della facoltà di Psicologia di Padova. In questa ricerca lagenzia responsabile
allinterno dellONU è lOrganizzazione Mondiale della Sanità.
La salute in relazione allambiente è stata affrontata attraverso
lutilizzo tecnico della metafora, dellimmagine e del simbolo che in seguito
tratteremo ampiamente. Infine, occorre dire, che lapprofondimento di questo tema si
organizza attorno alla gestione della conferenza di Rio de Jeneiro i cui risultati sono
pubblicati nella Agenda 21(1).
Considerando Rio un momento di inizio, quello che bisogna affrontare,
da Rio in avanti, è la messa a punto di strategie di intervento che rispettino
innanzitutto le varie discipline chiamate alla risoluzione di problemi particolari
sennonché la possibile distinzione fra tattiche e strategie per la risoluzione di
problematiche simili, in culture e territori diversi (2). Il dopo Rio allora non è tanto
un tempo di raccolta, quanto un tempo di elaborazione di strategie di gestione di
esperienze cognitivo-affettive in relazione allambiente.
Il sotto-tema dobbligo per la ricerca in ambito psicologico e
sociale è quello dello stress, che sicuramente è un fenomeno post-traumatico ma anche un
prodotto ambientale-situazionale, per cui possiamo avere un ambiente da stress (uno stress
che arriva a produrre un ambiente) e uno stress dambiente, cioè uno stress prodotto
da un ambiente.
Ragionando su queste due relazioni fra stress e ambiente, come metafora
dobbligo siamo chiamati a considerare quella dellenergia, intesa sia come
'spreco' che come 'risparmio energetico'; metafore legate a quest'ultima possono essere:
taglio dei costi, riciclaggio, risorsa, sfruttamento, esaurimento.
Sarà importante allora lelemento strategico legato alla
compatibilità dello sviluppo locale che ci riporta al concetto di sfruttamento in aree
culturali e geografiche diverse (3) .
Quello che qui ci deve interessare però non è tanto lo sfruttamento
delle risorse illimitate disponibili quanto di quelle limitate. In questo senso però il
significato di sfruttamento acquista un valore ambivalente e ci obbliga a precisare,
quando parliamo di stress se la risorsa è illimitata. Infatti se la risorsa non è
limitata, non può esserci laccezione negativa alla radice e quindi non cè
stress dellambiente. In definitiva se noi sfruttiamo una risorsa illimitata non
possiamo dire di avere stressato lambiente. Allora la domanda alla quale siamo
chiamati a rispondere è, se esiste una risorsa veramente illimitata?
1. Lo stress in
relazione alle risorse
Dopo aver suggerito, in relazione in allo stress, le metafore,
risparmio energetico, taglio dei costi, riciclaggio, risorsa, sfruttamento,
esaurimento (alle quali possiamo avvicinare aggressore, impatto ambientale,
inquinamento, trauma cumulativo, sfruttamento, conversione (4)) possiamo associare
ancora, alla stessa metafora, quella di deforestazione.
Infine, la metafora spreco (nellaccezione della gestione e dello
sprecare di meno, relativo al cambiamento delle abitudini sociali), fino a confluire
ancora nella metafora esaurimento che il senso comune spesso usa in sostituzione al
termine stress.
La gestione delle risorse a partire da questi suggerimenti non potrà
trascurare allora, le possibili associazioni alla metafora esaurimento delle
risorse alla quale possiamo associare limmagine del pozzo vuoto pensando
allo spreco, ma prestando la dovuta attenzione alle ultime ricerche geologiche (visione
del sistema idrico attuale sotterraneo, rete di fiumi, non più bacini);
questesempio mette in evidenza limportanza del dato cognitivo per modificare
la nostra concezione della realtà.
Considerando altri aspetti dello stress possiamo suggerire anche uno
stress da iper-stimolazione e uno stress da ipo-stimolazione (stress da rumore e stress da
silenzio).
Infine, un altro tipo di stress è quello che deriva dallazione:
possiamo avere infatti un agire che esaurisce lenergia a noi disponibile, per
esempio un bouxer, che nel tentativo di mettere al tappeto un buon incassatore esaurisce
la propria energia, come un agire che non esaurisce bensì produce energia: lartista
che producendo la sua opera supera la frustrazione che lo blocca; ma forse qui cè
il pericolo di sfociare nel parossismo e conseguentemente esaurirsi per sovra-stimolazione
(5).
Va ricordato inoltre, che gli inglesi proprio nellargomentare
attorno alla gestione dello stress, usano il termine coping (alla lettera
boxare) che significa accettare una sfida, far fronte a,
tenere testa, farcela, e si riferisce ad un atteggiamento
complessivo nell affrontare i problemi e le circostanze della vita.
E forse non dobbiamo trascurare in queste nostre argomentazioni una
analisi che coinvolge immaginificamente il concetto di soglia anche a partire dalla
fisica:
-in fisica, limite oltre il quale un fenomeno comincia ad esistere;
-in psicologia punto a partire dal quale diviene interessante ciò che
succede in relazione alle aspettative che noi abbiamo quando progettiamo di superare una
ipotetica soglia limite;
-inoltre, suggeriamo la soglia in quella complessa realtà dello spazio
abitato del quale lo spazio sacro in contrapposizione al profano annuncia tutta una serie
di rappresentazioni culturali differenti ma che comunque riprendono il concetto di spazio
ordinato in relazione al termine greco temnos (da cui deriva tempio e che significa spazio
ritagliato e ordinato) che stabilisce una separazione ma anche una relazione fra spazio
sacro e spazio profano (6);
-in linguistica considerando alcuni aspetti fonosimbolici possiamo
notare, infine, uno stretto collegamento fra stress e strong come fra stracco e stress, si
tratta di un coinvolgimento sensoriale, di una stessa impressione sensoriale, onomatopeica
o meglio ancora fono-simbolica (7).
Forse un approfondimento in questa direzione fenomenologica potrebbe
darci indicazioni sullesistenza di un denominatore comune, nelle
possibili strategie di intervento, da utilizzare per la lotta contro lo stress
dambiente?
Potremmo arrivare a dire, forse, in definitiva, che le varie culture
sanno riconoscere cosa in effetti stressa lambiente che poi si ripercuote sul
soggetto; e che la mancata risonanza su molteplici strategie (per un stesso sintomo a
livello mondiale), nella lotta allo stress individuale, può essere colta anche nella
volontà di negare habitat o contesti eco-sostenibili locali specie quando questi fanno
pensare allo sviluppo di benessere (locale) che poi diviene ingresso e competizione nei
mercati internazionali. Nella presa in carico e gestione dello stress attraverso i soli
farmaci (utili sistemi per tamponare lo stress o altro) forse allora si vuole evitare o
impedire lo sviluppo di mercati eco-solidali ed eco-compatibili come realtà di sviluppo
locale perché entrerebbero in competizione con il mercato incontrastato del farmaco.
Proprio alla fine di questo millennio però stiamo rivalutando terapie
alternative quali arti-terapie, meditazione, prodotti erboristici ecc., e questo, dovrebbe
farci riflettere sullutilizzo a-culturale del farmaco.
2. Organizzazione e salute
Prima di affrontare alcuni approfondimenti semantici di termini
direttamente legati alla salute e all'ambiente vorremmo sottolineare qualche linea
contestuale sullaspetto organizzativo in generale. Infatti nelle individuazioni e
organizzazione delle risorse umane e ambientali dovremmo sempre tentare di capire, prima
ciò che avviene nella situazione organizzazionale (nella rete) delle strutture
istituzionali e solo poi, passare alla progettazione di strategie di intervento.
Una metafora della realtà organizzativa (la rete)
Nellapproccio a rete (8) si cercherà più che altro il modo con
cui una situazione vive il suo tempo-spazio e lo significa.
Sono le reti che connotano la nostra vita, ci permettono di scambiare
identità, di avere appartenenze.
Sono le nostre risorse (potenziali e possibili) e il luogo ove i
meccanismi di controllo e di definizione sociale trovano la loro realizzazione quotidiana
che decide se lorganizzazione resterà potenziale o diventa possibile, ed è ancora
nella rete che la mancanza di organizzazione si risolverà tramite le opportunità
presenti nella rete stessa. In altre parole, è nella rete dei passaggi generazionali che
si costituisce il sistema dei processi organizzativi nella gestione delle risorse umane e
ambientali.
Inoltre, le reti sono sistemi in grado di reagire con un caso singolo
in modo da non compromettere la capacità di una sua organizzazione interna, sia del
soggetto che dellambiente.
In definitiva, sono le regole della nostra esistenza e, per
finire, uno dei pochi modi di rappresentare la complessità sistemica di uno
sviluppo eco-compatibile dove il fulcro danalisi dovrà essere in prima istanza la
soggettività dellosservatore. In questo modo veniamo a conoscenza anche della
cultura che sottende losservazione e ci ripariamo da quel modo di osservare neutro
che neutro in realtà poi non è, perché sappiamo quanto può influenzare la matrice
culturale, quando un individuo è chiamato ad isolare fenomeni da indagare (9).
Alcune rappresentazioni della rete
Occorre tra laltro sottolineare, precisando alcuni contesti, cosa
i soggetti di una realtà relazionale in gruppo, o, in comunità realizzano rispetto alla
situazione e alla rete in cui sono immersi.
Si suggerisce di fare attenzione alle:
-analisi delle immagini che comunemente utilizzano per comunicare (10),
sia quelle implicite che quelle esplicite, i modi quindi con cui si realizza la
definizione di un problema ed il suo effetto nelluniverso permanente dei soggetti e
delle agenzie di riferimento;
-analisi dei meccanismi di individuazione ed espressione dei bisogni e
delle aspettative;
-analisi del censimento delle risorse-(opportunità)-potenzialità
presenti.
Diviene quindi necessario interrogarsi sul territorio, su i suoi
problemi, le sue potenzialità e la sua possibilità di implementare progetti, infine ma
non ultimo su i suoi valori (11). E questa necessità viene evidenziata dalla stessa
riflessione sulleco-compatibilità.
Da un altro lato, poi, non è da trascurare la riflessione che proviene
dagli studi sulleco-sostenibilità che spostano lattenzione dallambiente
naturale al contesto economico (12):
- la fattibilità, in
quanto sforzo di strategie che definiscono la direzione e la concretezza
dellorganizzazione;
- la continuità come garanzia di impegno e sviluppo;
- lorganicità come manifestazione di una coerenza interna al
progetto con assunzioni di logiche unitarie;
- individuazione delle aree di pianificazione dove risulti più elevato
il grado di realizzabilità: sviluppo locale;
- la flessibilità dei modelli in funzione dei reali bisogni della
realtà locale;
- eventuale collegamento territoriale di rete con organizzazioni
limitrofi per progetti poli-funzionali capaci di incidere realmente nei processi di
sviluppo locale - globale.
Per attuare piani integrati di eco-compatibilità ciò che viene
richiesto, in definitiva, è la conoscenza della realtà nella sua complessità, anche
eco-sostenibile, e la messa in rete delle risorse nei diversi servizi.
3. La salute mentale
In termini di patologia medica dobbiamo considerare che la salute
difficilmente può attecchire dove esiste un male cronico, ma non per questo il malato
cronico lo dobbiamo pensare come incapace di relazioni di ben-essere.
Comunque stiano le cose in definitiva non è forse altrettanto reale
pensare alla salute solo e soltanto negando la malattia, invece bisogna ammettere che una
definizione (seppure flessibile) come salute uguale ben-essere globale se usata
rigidamente rischia di superficializzare un qualsiasi discorso sulla salute. Per questo,
lOMS, essendo il rappresentante della sanità mondiale invita a considerare la
salute secondo due visioni di cui la seconda a noi, comunque, ci pare più pertinente:
- la salute come assenza di malattia (13) (paradigma medico);
- la salute come benessere generalizzato.
Considerando il secondo punto, non pensiamo alla salute come assenza di
malattia ma piuttosto alla malattia come assenza di salute: male come assenza di bene.
Si è arrivati a definire la salute mentale come assenza di malattia
perché non sappiamo definire la salute in positivo.
E le cose non stanno tanto diversamente nellambito
sintomatologico; non abbiamo, per esempio, pensando allangoscia, una teoria o
definizione che abbia una sua autonomia qualitativa. Proviamo a sperimentare ciò con
langoscia, consideriamo alcuni termini opposti ad essa.
Angoscia come assenza di: progressione, serenità, armonia, larghezza,
ampiezza, capacità di vivere, libertà.
Linvito sarebbe allora a considerare metafore, immagini ed
esperienze personali per costruire un concetto di angoscia autonomo e qualitativo (14).
Ragionando sul respiro nellangoscia ci si può rendere conto che
lopposizione strettezza - larghezza, goccia - mare può non essere soddisfacente.
Proprio rispetto allangoscia, loscillazione fra gli opposti
che rende lequilibrio dinamico ci può far pensare anche allimmagine
dellonda e al processo della fluttuazione; ed ancora, una definizione
dellangoscia in termini spazio - temporali si può rendere con il termine
disorientamento che in greco si esprime con apo-pros-anatolismos, che significa
allontanamento dalloriente (alla lettera via da lì dove sorge il sole).
Concludiamo queste riflessioni sulla necessità di definire
qualitativamente langoscia, il ben-essere e la salute con un breve ma condensato
riferimento sia allaspetto diagnostico che prognostico.
3.1 In relazione alla diagnosi e alla prognosi.
Riflettendo sul termine diagnosi e prognosi, partendo dal verbo noeo
(pensare) e non gignosco (conoscere), quindi dia-noeo, pensare attorno a e
pro-noeo, pensare prima, stare in guardia, incontriamo la diagnosi
in armonia con le nostre idee di salute, perché essa non può essere estrapolata dai dati
in senso meccanicistico (15). Quindi la diagnosi, ma ancora di più forse la prognosi, ci
appare più vicina al meccanismo dei I KING piuttosto che alla riflessione meccanicistica a partire
dalla conoscenza, linvito è allattenzione riflessiva di stile metaforico o se
vogliamo fono-simbolico (16). Tenere unattenzione non solo però volta al
significante ma anche al significato. Se non considero il significato non interiorizzo la
potenzialità del sintomo che è quella di mettermi in guardia (17). Lavorando su delle
preposizioni come a e di possiamo ravvisare due
forme di pensiero: pensare a e pensare di. Pensare
di ci è parso legato alla prassi, allatto, allintenzionalità;
mentre pensare a slegato della prassi, come preoccupazione in senso
lato ma forse anche prospettico futuribile. Se si considera poi luso diagnostico
della sintassi, come pensiero logico orientato e, diversamente, come pensiero libero verso
la potenzialità è facile notare questa 'potenzialità' nel linguaggio logico che non
rinuncia forse allimmaginazione e allutilizzo dellimmagine e della
metafora. Ci resta a questo punto da considerare il rapporto fra parola e immagine con la
possibilità di due vie di interpretazione: la via dellimmagine come stimolo
associativo autonomo, strada della parola, immagine - parola (macchina come auto, come
macchìna da cucire ecc.).
E la via fonetica, ovvero, stimolo associativo, interpretativo autonomo
e diretto ( titolo di un opera, e, diversamente da prima, macchina > macchìna >
macchia). Con questi suggerimenti una discussione sulla prognosi e sulla diagnosi,
considerando la possibile derivazione etimologica da noeo e non da gignosco, ci avvia
verso una conoscenza preventiva; da noeo ci indirizziamo ad una conoscenza pre-ventiva,
verso una profilassi, quindi pre-vedo, vedo prima. Una prognosi da gignosco, ci da una
conoscenza come pre-dizione; al contrario, da noeo, una conoscenza come pre-visione,
profilassi, conoscenza riflessiva e meditativa. Si arriva così alla necessità di un
atteggiamento pro-noetico, compartecipativo, con attenzione a tutta la situazione nella
sua globalità.
In conclusione ed in relazione al non voler sostituire un linguaggio
simbolico ad un linguaggio razionale, bisogna prefissarsi, in ultima analisi, di
riunificare sia nella prognosi che nella diagnosi, il momento pre-ventivo con quello
pre-dittivo.
4. Epistemologia della salute: elementi teorico metodologici
Immagine Metafora e Simbolo
Dopo avere condiviso alcuni aspetti della realtà organizzativa e
concettuale ora è preferibile, forse, affrontare qualche percorso teoretico possibile in
relazione alle terminologie proposte, perché come vedremo faranno da supporto tecnico a
questo possibile discorso sullepistemologia della salute in relazione
allambiente.
Parlando di ambiente e salute utilizzando metafore e immagini, ci si
immette in un processo ricorsivo, un pensiero circolare dove lo stimolo iniziale riceve
una risposta che deve considerarsi uno stimolo a sua volta. Inoltre, parlando di immagini,
suggerisce Cesare Brandi (18), la nostra sensibilità deve soffermarsi anche sulla
relazione che intercorre fra immagine pittografica (19) e schema concettuale come, e non
ultimo, sul possibile aspetto narrativo che ne può emergere (20). Infatti, mentre il
triangolo rappresenta lo schema concettuale della triangolazione, unimmagine
pittografica generalmente ci propone una relazione triangolare anche fra elementi di
natura diversa: sono esempi di questo genere i graffiti sulle pareti delle caverne dove
viene espressa la relazione fra lanimale da cacciare, luomo cacciatore ed il
luogo abituale dellanimale -sorgente dacqua, pascolo (21) ecc.. Infine, la
tragedia di Edipo (22), come è ormai risaputo, sta a rappresentare lemblema della
narrazione triangolare
Immagine, come possiamo vedere, è un termine che racchiude una
molteplicità di significati.
Partendo da questa ricchezza di confluenze semantiche incontriamo una
direzione organizzazionale nellaspetto etimologico dove limmagine fin dalla
sua comparsa possiamo dire che si ponga come agente relazionale del mondo interno e del
mondo esterno e viceversa, fino a farsi parola pronta, significato che in effetti indica
la parola etimologia.
E collegata ad idea, come nella ricerca di Platone (23),
ad eidetismo processo di proiezione di immagini interiori allesterno (24), in
questa direzione limmagine è forse primariamente una realtà interna anche se lo
stimolo scatenante può proviene dallesterno come per i graffiti. E
considerata una realtà esterna quando assolve a segno significante della viabilità di un
centro urbano, come i segnali stradali.
Analizzando infine il percorso dellimmagine dalla natura esterna
alluomo, come raffigurata nei graffiti paleolitici, possiamo risalire ad una
introiezione stilizzata che porta limmagine alla costituzione delle lettere
dellalfabeto: la testa di toro, in ebraico Alef, è propedeutica della stilizzazione
della lettera A del nostro alfabeto. Da questi riferimenti minimi della
struttura linguistica prendono avvio le prime articolazioni che danno origine ai fonemi,
dove è difficile, se non impossibile, rintracciare un processo immaginifico. I fonemi
successivamente vengono associati in unità minime di significato che assumono il nome di
sememi; questi, via via si articolano in semantemi (25), dove comincia ad essere possibile
rintracciare il processo immaginifico.
4.1. Immagini e simboli
Nello statuto delle immagini occupano un posto privilegiato quelle immagini che
solitamente chiamiamo simboli, al punto, che possiamo arrivare alla definizione che tutti
i simboli sono immagini; allo stesso tempo però bisogna fare attenzione al fatto che non
tutte le immagini sono simboli.
Infatti è comune lesperienza di incontrare immagini che non sono simboli ma
segni; emblematici delle immagini segni sono i segnali stradali -già citati; nella
fattispecie dei segnali stradali la confusione di questi segni in simboli lascia
immaginare chiaramente a quali tragedie si può andare incontro.
Il simbolo come sua caratteristica peculiare ha quella di resistere ad una definizione
ultima e, qualora qualche definizione ultima arrivasse a definirlo ne decreterrebbe la
morte o trasformazione in segno; inoltre ed in relazione a questa impossibilità a
definirlo, il simbolo contiene e rimanda alla capacità di trascendere gli opposti.
In questa direzione, forse lapproccio psicoanalitico attraverso la tensione alla
codificazione del significato del simbolo (es. MADRE
= A; CAMPANILE = FALLO), rischia di trasformare il mondo simbolico del paziente in
un campo di relazioni pullulanti di segni, dove le relazioni affettive ed emotive possono
scomparire lasciando il posto ad eccessivi razionalismi ricolmi di anaffettività.
Allora, potenzialmente tutte le immagini sono simboli a condizione che
però consentano e mantengano un certo tipo di investimento affettivo. Questa
considerazione pone subito alcuni interrogativi sul piano operativo, se la prospettiva non
sarà più quella della codifica, ma quella di cercare le condizioni per cui
unimmagine funzioni come simbolo, o una similitudine come metafora e dove sarà
possibile un certo grado di investimento affettivo.
La proprietà del simbolo come quella della metafora, comunque, non è quella di
tradire i valori semantici, ma di portarci altrove, -es. MADRE > MATER > MATERIA > MATRICE. E questa dilatazione dei
significati può arrivare fino allestremo del silenzio dove loggetto con la
sua indefinitezza ci immette nella percezione dellassoluto, ma nello stesso tempo,
ci consentirà un totale investimento affettivo. Però, la prospettiva per cui un simbolo
funzioni andando verso il silenzio forse non è la sola, avremmo ancora un modo per non
tacere e per agire ed è appunto la metaforizzazione del simbolo, essendo il simbolo una
immagine e, come abbiamo visto, limmagine si presta ad essere metaforizzata.
Attraverso queste riflessioni però non si vuole sostituire, come già si è detto, una
visione scientifica del mondo con una sua visione simbolica, ma soltanto tradurre, fin
dove è possibile, in termini metaforici e immaginativi, quei raffinati linguaggi di
scienziati, giuristi ecc., volendo in qualche modo esemplificare i vari linguaggi
specialistici e, perché no, invitare le varie scienze, o scuole, ad intraprendere una
seria lettura trans-disciplinare delle loro applicazioni.
4.2. Immagini e metafore
Arrivati a questo punto e volendo anche dare qualche esempio pratico del metodo di cui
ci si sta occupando proponiamo di pensare in termini di immagini e metaforizzazione delle
stesse, la figura geometrica del cerchio. Il cerchio lo immaginiamo subito come figura
alternativa al punto, ed inoltre come una realtà gruppale globale, basta solo pensare ai
riti comunitari delle varie culture; è dal punto che però originano la dualità e la
dialettica, le polarità e le varie differenziazioni, cioè come divisione
dellunità; ed è poi a partire dalla dualità che sperimentiamo come dalla
triangolazione in avanti sia scontata la connessione della doppia possibilità di legame
dei punti tra di loro: abbiamo già visto la triangolazione edipica e aggiungiamo un
po del pensiero aristotelico che vede nella realtà triangolare la comparsa
dellanima; e sono questi punti, infine, che inseriti in una dimensione circolare
permettono un flusso di comunicazioni dove non viene privilegiato nessun polo e dove si
può avere una soluzione finale di una problematica perché il problema si
può osservare a 360 gradi e la complessità è totale.
Nel campo delle figure geometriche forse questo aspetto della metaforizzazione
dellimmagine non appare molto accessibile perché presuppone la conoscenza della
filosofia Sufi e del significato che ai numeri questa attribuisce.
Proponiamo di approfondire questo discorso nel campo dellarte. Un campo di comune
dominio, che, anche se non scientifico, può comunque darci qualche suggerimento nella
risoluzione di problemi. Infatti, attraverso lutilizzo della filosofia della
complessità, il campo dellarte pieno di metafore creative e tecniche ci può
aiutare a fondare nuovi significati (26) e nuovi modelli di estetica della governance.
Larmonia nellarte (musicale e non) è per esempio un possibile modello di
estetica della governance. Lestetica della governance riguarderebbe un controllo
chiaro, quasi nel senso di un feed-back; quindi un certo modo di controllare che possiamo
definire un gestire (27).
Per le metafore tecniche del teatro, per esempio abbiamo: scena (28), sipario, attore
(29), maschera (30), spettatore, copione (31) ecc.. Attraverso una analisi storica e la
riflessione che permettono queste metafore tecniche, come è possibile notare (nelle note
a pie di pagine), noi possiamo costruire percorsi formativi che veicolano trasversalmente
da un linguaggio allaltro le scoperte, la gestione ed il mantenimento di un contesto
operativo e creativo, in definitiva in risonanza con il sistema ambiente; e forse non è
un caso limpossibilità di pensare allesistenza di uomini totalmente fuori da
sistemi artigianali ed artistici.
In questa prospettiva noi dobbiamo fare attenzione però alle immagini creative, nel
senso di cercare immagini e metafore che stimolino la creatività. E nel pensiero creativo
non dobbiamo tener conto solo di elementi dati come proiettabili prospetticamente:
iper-realismo, ecc.. Un modello completo sulla creatività deve contemplare anche il
distacco dal reale e non solo continuità o rovescio di quello che già si vive. Occorre
forse tornare proprio alla comprensione della funzione della creatività artistica per
trovare allinterno di questa modelli, significati e funzioni utili da trasferire in
campi dove larte apparentemente sembra fuori luogo.
Non trascurabile, in questa direzione sarà il concetto di sistema (32),
inteso come visione di non linearità. Non linearità significa disarmonie apparenti,
non dominanza di un fattore rispetto al sistema, unapparente confusione, come se ad
un certo punto non ci fossero più relazioni. La linearità è considerata invece come
punti dati in maniera diretta. Occorre dire, che lalternanza, ci fissa
sul concetto di relazione lineare, mentre la non linearità, esperienza accessibile nelle
vere realtà sistemiche, ci avvia verso il concetto di risonanza.
Parlando di salute, normalmente il polo malattia - guarigione è inteso in termini
lineari, mentre il concetto di ben-essere supera la linearità della relazione, e,
finalizzato a superare lalternanza, ci sposta su una logica sistemica, non lineare,
dove limmagine metaforica della risonanza sembra presentarsi più consona. E
qui che larmonia può entrare in gioco.
Quindi tanto più articolata è la complessità tanto più si capisce un problema,
cioè apparentemente si complica ma in realtà si chiarisce? (33)
La progressiva articolazione significa allora un tendenziale avvicinarsi alla
soluzione?
Oggi la complessità fa ancora paura ma dentro (bisogna ammetterlo), ci sono tutte le
possibili relazioni.
A questo punto suggeriamo di fare attenzione alla vitalità delle metafore, perché
come i simboli, sono passibili di essere resi segni. Le metafore quindi hanno una loro
mortalità, da cui discende che bisogna stare attenti alleffetto dinerzia
delle metafore (la cattedrale nel deserto è un
esempio di metafora non più valida in quanto è ormai letteralmente traducibile).
Un esempio di metafora che invece ha validità attuale è salto nel vuoto.
Quello di cui abbiamo bisogno, riprendendo il discorso, per formulare descrizioni di
problematiche complesse (parlando di salute come ben-essere globale) è la raccolta di
metafore tecniche, ossia di forme di presentazione di un carattere tecnico distintivo dove
le metafore assumo un ruolo particolarmente importante nellaccattivante problema
della sfida al cambiamento. In questa prospettiva, ad esempio, a noi interesserà più un
teatro della spontaneità che di maniera, perché è quello che meglio ci aiuta a trovare
nuovi modelli di governanza quando si prende in esame il fenomeno
dellimprovvisazione (34) come metafora dellessere sempre pronti ai mutamenti
emotivi che la vita attiva ci pone quotidianamente.
E necessario capire quindi che non cè creatività senza metafora e che la
metafora è già creatività. Una definizione non metaforica è sempre tautologica; con la
tautologia si chiariscono le cose così come sono, ma in realtà non aumentiamo la nostra
conoscenza. La soluzione di problemi allora si capisce come non può essere legata
solamente alla tautologia.
Il momento creativo a livello del linguaggio sarà la metafora che diventa forma di
presentazione ma anche forma di conoscenza perché mette in moto una direzione creativa:
andiamo a scoprire delle connessioni che non cerano prima del linguaggio metaforico,
cioè noi con la metafora le inventiamo. Ma la metafora è sempre creativa a patto che sia
data la sua validità attuale, dato che altrimenti essa non funzionerebbe più, in quanto
come abbiamo già visto letteralmente tradotta.
Richiamando limmagine in questo ragionamento, bisogna dire che quando essa è
legata alla metafora, per svolgere la sua funzione di rituale creativo deve essere
percepita con chiarezza, e, a differenza della metafora, corrispondere come figura ad una
realtà.
5. Contesti operativi di metafore e immagini
Il tema della produttività della metafora ci permette anche di operare delle
classificazione sulle metafore stesse (o almeno quelle di uso diagnostico, in metafore di
uso comune, impiegate tecnicamente, come giù di corda, e metafore
tecniche per eccellenza es. fuga delle idee, e infine, modi di
dire come: sentirsi sul filo del rasoio).
A partire da questo esempio sulle metafore di uso diagnostico occorre precisare tre
livelli possibili e fondamentali della metafora: forma di presentazione, forma di pensiero
e forma di conoscenza.
Nelle analisi degli infiniti significati possibili della metafora se la usiamo come forma
di presentazione si prenderanno, isolando significati sempre più idonei, per
conoscere e per comunicare, quelli che si muovono sempre nel senso della precisione che in
quello della vaghezza.
La metafora, inoltre, deve essere precisa e rigorosa con una sua paradossale
semplicità.
Nella metafora come forma di pensiero, bisogna tener conto del suo aspetto
trasformativo, altrimenti si rischiano anche cose drammatiche (35) oltre che creare nuove
forme di conoscenza; attenzione allora a pensare per metafore come se non fossero delle
metafore.
La metafora come forma di conoscenza (le immagini delle
metafore)
Attraverso l'aspetto metaforico come forma di conoscenza è interessante notare
luomo quando cessa la vita nomade e inizia lagricoltura concentrandosi in aree
geografiche sempre più circoscritte: scoperta del concetto di risparmio (36), proprio a
cominciare dallinvestimento del concime: investimento dello spreco. Lo stanziamento
in un luogo, come sappiamo, obbliga luomo a relazioni con il territorio
completamente diverse da come è vissuto dai nomadi. Compare per esempio la necessità di
accumulare risorse per fronteggiare periodi di carestia e di conseguenza nascono
riferimenti alla metafora dellaccumulo che ha come emblema lo stile di vita della
formica. Un richiamo alle metafore nomade - stanziale introduce allora allaspetto
narrativo attorno alla favola della Cicala e della Formica (37). Inoltre, con la favola
della cicala e della formica si introduce il pensiero attorno alla gestione delle risorse.
6. Aspetti epistemologici sperimentali in relazione alla salute
Una gestione alternativa: pensare per immagini
Avendo parlato di analisi delle immagini in riferimento alla gestione delle risorse e
allorganizzazione dei servizi e delle agenzie, proponiamo lesempio che segue
con lintento di chiarire ciò che spesso si definisce pensare per immagini.
E necessario però, volendo comunicare verbalmente queste immagini ricorrere ad
un altro termine che è la metafora. La metafora come abbiamo visto è forse lunica
modalità che permette la verbalizzazione di una immagine rispettando la natura
dellimmagine stessa. Permette inoltre la visualizzazione di concetti, altrimenti
esprimibili solo con astrazioni. Attraverso la comunicazione per astrazione, pur
velocizzando la comunicazione fra soggetti competenti, facilmente si creano barriere
linguistico-concettuali che ostacolano più che facilitare la comunicazione stessa specie
quando pensiamo ad un approccio transdisciplinare e transculturale. La metafora invece,
direttamente accessibile attraverso la presentificazione di unimmagine eliminerebbe
completamente la meta-comunicazione di un linguaggio settoriale.
Il valore della relazione fra immagine e metafora corrispondente è sostenuto anche da
Khunn (38) quando scrive che un paradigma prima di assumere il significato di paradigma in
senso stretto è comunemente una immagine di riferimento comunicabile solo attraverso la
sua metaforizzazione.
Lesempio che segue propone come esercizio il pensare per immagini il concetto di
concentrazione che possiamo rintracciare direttamente nella metafora seme; allo stesso
modo, il concetto espansione è direttamente accessibile nella metafora dellalbero
in relazione al seme. Questi concetti comunemente sono espressi da formule matematiche o
dallingegneria idraulica oppure dalla fisica e dalla chimica dove però viene
sacrificata la natura dellimmagine riducendola a schema.
Ritornando allesempio possiamo suggerire inoltre che queste metafore guida si
possono associare dinamicamente ad altre metafore, che oltre a titolare contesti possono
mantenere con le prime una stretta relazione di senso; infatti, metafore come
Stanziamento-Nomadismo, rispettivamente in riferimento allevoluzione di popoli
agricoltori-allevatori e popoli cacciatori-raccoglitori mantengono sia una relazione con
le metafore concentrazione/espansione, sia lapertura da un contesto naturalistico
verso uno più culturale. Questi percorsi, guidati da metafore associate a metafore guida,
permettono la visualizzazione di mappe o regioni di spazio interno, quindi psicologico,
che proiettate allesterno divengono culture.
Infine, è possibile titolare queste mappe attraverso una relazione di senso molto
personalizzata fra:
- il gesto (cosa si fa);
- la maschera (chi lo fa);
- il nome (titolo dello scenario).
A questo punto sulla base di competenze tecniche si possono costruire mappe o status
che aprono a sentieri creativi per la formazione e la gestione delle risorse sia nelle
organizzazioni che in ambito terapeutico.
Una metafora può essere considerata, in definitiva, come centro in
mezzo alle condizioni e una ricerca sul suo alone semantico produce, quasi sempre sentieri
creativi che facilitano, prima il contatto e poi lutilizzo, delle potenzialità
personali e gruppali e nello stesso tempo la dialettica potenzialità/possibilità che
permette la selezione e lattuazione di potenzialità possibili.
La creatività insita nelloperare attraverso le metafore però presuppone la
conoscenza del processo al quale introduce, infatti pensando alla metafora salto nel
vuoto, molto utilizzata per accedere al percorso di senso che produce un artista si
riscontrano associazioni molto particolari come, per esempio, saltare dalla finestra,
saltare nel buio, saltare nel burrone tutte immagini inflazionate dalla paura di
saltare in un luogo sconosciuto e quindi spaventoso, per contro saltare nel vuoto potrebbe
essere salvifico e salutare se solo potessimo immaginare un luogo vuoto e perché no, in
attesa di qualcuno che lo abiti. La metafora veicola una immagine difficile da
rappresentare mentalmente ma non per questo dovrebbe spaventarci come indicano le
associazioni. Sotto il profilo creativo è poi una metafora che non esaurisce mai la sua
apertura a mondi possibile.
6.1. Metafora e trans-culturalismo
Il possibile confronto tra metafore appartenenti a contesti culturali
differenti mette in luce le predisposizioni delle singole culture rispetto alla lettura di
alcuni fenomeni.
Proponiamo un esempio molto semplice di lettura di un fenomeno naturale
onde poter dare una direzione pratica a queste nostre analisi teoriche. Partendo dal
fenomeno della piaggia abbiamo la cultura greca che predilige la dimensione estetica del
fenomeno, dicono infatti i greci moderni: piovono gambe di sedie- quando piove veramente
tanto.
Piovono cani e gatti, è usato invece dagli inglesi.
Questo breve confronto spero chiarisca il nostro pensiero
sullutilizzo della metafora come forma di conoscenza e come strumento
dindagine di psicologia trans-culturale.
Conclusioni
Concludiamo queste riflessioni
riprendendo alcuni suggerimenti di tipo fenomenologico sulla metodologia utilizzata.
Applichiamo praticamente questo metodo ai termini possibilità e
potenzialità raccogliendo alcune metafore e immagini generalmente
associate a queste due parole:
-possibilità: terra, stampo, rete,
scelta, apertura;
-potenzialità: carica, forza, calore,
illimitatezza, completezza, creatività, cielo e
terra, -a differenza di prima: terra su cui poggio-, ora, terra ove si
semina.
Inoltre analizzando il concetto di creatività in relazione alla potenzialità
suggeriamo anche di utilizzare limmagine del labirinto (39).
Ricercando un concetto operativo e trans-culturale suggeriamo infine le immagini -molto
precise- del mandala (40) e della ruota. Il simbolo e il racconto a partire da queste
immagini diventano una chiave di lettura basata sullelemento somiglianza percettiva
insito nelle immagini stesse. Per concludere, suggeriamo di resistere, anche quando ci
troviamo costretti a far emergere una grammatica del simbolo, alla codificazione del
simbolo e maggiormente quando esso lo troviamo incarnato in un corpo in lotta per il
recupero di un certo ben-essere. In tal modo rimaniamo allinterno di una lingua
conoscibile.
Occorre in definitiva tenere sempre presente tutta una serie di quadri
problematici se vogliamo avvicinarci al concetto di salute globale perché solo in questa
filosofia, che corrisponde alla filosofia del sistema ONU, è rispettato lapproccio
filosofico della complessità, necessario, affinché la realtà tutta partecipi alla
costruzione della salute in positivo e non solo come assenza di malattia.
Per queste riflessioni devo ringraziare in primo luogo il gruppo
di ricerca su "Immagine e Metafora" diretto dal Prof. Gianni Tibaldi che
si è interrogato fin dal 1990, e si interroga ancora, sui fattori di stress in relazione
al tema Salute e Ambiente.
Spero inoltre di non aver deformato eccessivamente il pensiero di
qualcuno. Nello stesso tempo non è forse il caso di ringraziare in particolare ogni
partecipante, perché il lavoro ha sempre avuto una elaborazione di gruppo. Infatti è un
materiale che proviene da incontri di gruppo registrati e successivamente elaborati da me,
in vista di questo corso di perfezionamento sulla complessità sistemica e lo
sviluppo eco-compatibile, promosso dalla Comunità Europea.
Note
1. LAgenda 21 è il resocondo del
congresso internazionale sulla salute del Pianeta Terra tenutosi a Rio de Jeneiro nel
1992. Alcune critiche a questo lavoro suggeriscono che lincontro, mentre ha
soddisfatto i molti sullelenco delle problematiche su cui bisogna intervenire, non
ha convinto in definitiva quasi nessuno sulle strategie di intervento, per la verità,
alquanto scarse se non inesistenti.
2. Vedi la relazione di Gianni Tibaldi in questo stesso testo.
3. Governa F., Il Milieu Urbano, lidentità territoriale nei processi di
sviluppo, Franco-Angeli, Milano, 1997.
4. nellagricoltura allude a significati di pausa e rotazione delle colture.
5. Jaspers K., Genio e follia, Rusconi, Milano, 1990
6. Eliade M., Il sacro e il profano, Bollati Boringhieri, Torino, 1984. Per lo
spazio abitato, vedi sempre di Eliade, I riti del costruire, Jaca Book, Milano,
1990.
7. Lonomatopea mette laccento sul suono mentre il fono-simbolico richiama
laspetto del simbolico.
8. Bianco M.L., Classi e reti sociali, Il Mulino, Bologna, 1996.
9. Capra F., La rete della vita una nuova visione della natura e della scienza, Rizzoli,
Milano, 1997
10. G.Bateson Verso un ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1970, e P.
Watzlawick, J.Beavin, D.Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio,
Roma, 1971.
11. A.J.N. Judge e G. Tibaldi, Valori umani, Cisalpino, Milano, 1995.
12. Leco-sostenibilità è più in relazione allo sviluppo economico
dellambiente mentre leco-compatibiltà suggerisce più la globalità dello
sviluppo. Per queste differenze si veda il lavoro di S.Latuoche, Il paradosso
delleconomia ecologica e lo sviluppo sostenibile come ossimoro, apparso su The
economist 8 febbraio 1992, sul Financial Time 10 febbraio 1992, sul Courrier International
20 febbraio 1992 e su Le Monde 17 marzo 1992,.
13. LOMS suggerisce di pensare alla salute non soltanto come assenza di malattia ma
anche come ben-essere generalizzato ed è forse in questo ma anche che occorre
ricercare il senso di questi due aspetti paradigmatici.
14. Pensando in termini di una rivoluzione epistemologica, dobbiamo notare che sono in
gioco dei valori. Lattenzione sarà allora più alla qualità che alla quantità.
Quando noi parliamo di libertà, per esempio, dobbiamo curarci di avere un metodo adeguato
e nello stesso tempo lattenzione deve dirigersi agli ambiti della filosofia che da
sempre si è interrogata su questo valore, altrimenti si rischia di far coincidere la
statistica con la realtà, e sappiamo come la statistica è capace di chiarire una mera
assenza di chiarezza.
15. Ippokrate di Cos, Sul riso e la follia, Sellerio, Palermo, 1992
16. Tibaldi G., Dizionario etimo-simbolico di psicopatologia, vol. 1, la
depressione, Cortina, Milano, 1984.
17. vedi analisi sullo stress
18. Brandi C., Segno e immagine, Aestethica, Palermo, 1960.
19. Vedi graffiti paleolitici
20. Di Maria F., e Lavanco G., Lombra della madre mafia e
codici familiari, Psicologia contemporanea, Giunti, Firenze, sett-ott.1999, n°155 21.
Tessarolo M., e Gabassi P.G., Disegno e Comunicazione, Angeli, Milano, 1991.
22. Kerényi K., e Hillman J., Variazioni su Edipo, Minima R. Cortina, Milano, 1992
23. Platone, Cratilo, Economica Laterza, Bari, 1996.
24. Leonardo era solito invitare i suoi allievi a spostarsi nelle campagne limitrofe a
Firenze dove dovevano contemplare vecchi casolari a volte anche semidistrutti ricercando
nelle crepe dei muri o nelle varie tonaltà di deterioramento dei materiali, immagini
nascoste nella dominanza materiale ed architettonica delledifico; così Leonardo
educava i suoi allievi a proiettare il proprio mondo interno su una parete bianca: questo
in sintesi è il processo eidetico, Trattato della Pittura, p. 57, in Jaspers K.,
Leonardo Filosofo, SE, 1988, p.67; Dorfles G.,Il divenire delle arti, Einaudi,
Torno, 1975, p.13.; Groddek G., Il linguaggio delles, Adelphi, Milano, 1995,
p.71.
25. Tibaldi G., Corpo Inconscio e Simbolo, Raffaello Cortina, Milano, 1986.
26. Licari G., Topos e Cronos, Ricerche sui Gruppi n°5 a cura di, Festini W.,
1996.
27. Capra F., op. cit., 1997.
28. Scena è un termine che proviene dal greco skené che significa tenda; la tenda
compare quando aumentano i personaggi da rappresentare sulla scena per permettere agli
attori di cambiarsi i costumi a riparo dallo sguardo degli spettatori ed è in un certo
qual modo responsabile del passaggio dal rito allo spettacolo teatrale perché obbliga gli
spettatori a prendere posto frontalmente alla scena.
29. Attore è un termine che nel percorso che va dalla sua comparsa al momento
contemporaneo ha assunto significati anche contraddittori; basta ricordare che
lattore classico greco chiamato hypokrites aveva compiti completamente diversi
dallattore romano chiamato histrio. Rispetto al copione, per esempio, mentre
lhypokrites rispetta fedelmente il testo del poeta, lhistrio capovolge
letteralmente questa direzione dando voce più al suo copione interno, attraverso
limprovvisazione in scena, che al testo dellopera fissato dal poeta che tutti
i cultori conoscono; questo aspetto da già ragione di come il teatro veniva inteso in
queste due diverse realtà ambedue occidentali; in questa direzione, una ricerca nel
teatro orientale metterà in luce come lattore può assumere altri e molteplici
significati.
30. Maschera è collegato prima di tutto al termine persona che in latino significa
appunto maschera; se noi consideriamo solo alcuni studi attorno al termine personalità
appare subito la complessità di significati legati al termine maschera.
31. Copione è una metafora che nel senso comune, come nelle ricerche scientifiche,
specie delle scienze cognitive da ragione della necessita di fissare almeno per sommicapi
come fa lattore della commedia dellarte il contenuto dellinterazione fra
due o più individui.
32. Capra F., op. cit., 1997.
33. Vedi la differenza fra diagnosi classica e diagnosi differenziale proposta dal D.S.M. Manuale
diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Masson, Milano, 1988.
34. Grotowski J., Arte come Veicolo, in, Richards Th., Ubilibri, Milano, 1993.
35. vedi il nazismo nella sua metafora di razza eletta, razza pura
36. La metafora risparmio, per esempio, può avere come immagine il salvadanaio, il
denaro; il denaro come simbolo freudiano porta a significati di analità e avversità:
risparmio improduttivo, stitichezza.
37. Lallemande E., La cicala e la formica, ed. La Scuola, 1990, e, Valery P., Allinizio
era la favola, scritti sul mito, Guerini, Milano, 1998.
38. Eco U., I limiti dellinterpretazione, Bompiani, Milano,
1990.
39. Carotenuto A., Il labirinto verticale, Astrolabio, Roma, 1981.
40. forse potrebbe aiutarci un approfondimento sulla relazione mantra - yantra che si
fonda sullosservazione di una somiglianza fra elementi strutturali ed elementi
fonetici
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